Cresciamo e veniamo istruiti con l’idea che ad ogni nostro step della vita coincida un obiettivo via via sempre più ambizioso.

Ci hanno insegnato che il successo sia insito nell’abbondanza, nell´aggiungere, nel raggiungere.

È così che cresciamo guardando gli altri con cui competere invece che confrontarsi in modo costruttivo: chi ha più giochi di noi, poi chi ha i voti più alti, la fidanzata più bella, cercando un lavoro sempre più importante, più responsabilità, una casa più grande, un’auto più potente, un portafoglio più pieno, il figlio più bravo… e così via.

Siamo stati cresciuti con l’idea che più possediamo, più ostentiamo, e più assumiamo un valore. APPARENZA, esclusivamente. Non per niente, lo scontro politico si concentra unicamente sulle modalità di “far crescere l’economia”. Crescere per produrre e consumare sempre di più.

Mi ricordo un giorno in cui arrivando in Polonia un vicino di posto esclamó: ” Che bello, finalmente anche la Polonia ha grattacieli ecc, vuol dire che sta crescendo”; ed io mi chiesi se davvero ci sarebbe stato da essere felici.

La società in cui viviamo si regge sul concetto di iper-produzione e soprattutto sulla creazione di bisogno superfluo d’acquisto nei cittadini-consumatori affinché il cosiddetto PIL di una Nazione possa crescere all’infinito. Il tutto spesso basandosi anche su concetti quali paura, controllo. paura dei ladri, paura per i figli, paura di dimenticare un bambino nel seggiolino, paura che la casa possa prendere fuoco ecc. Abbiamo identificato il benessere con la crescita senza sosta dei profitti.

ragioniamo con la nostra testa scollandosi da queste idee. È necessario uscire dalla dittatura del PIL che debba crescere per un motivo davvero molto semplice: le risorse non sono infinite, e quanto finiranno ci resterà ben poco del capitale naturale che il mondo ci offre.